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GOA (Genova Ocean Agorà), è questo il nome dell’ambizioso progetto che ha vinto il primo premio della giuria degli stakeholder del Blue Hackaton, competizione di idee legate all’ambiente e allo sport promosso da Blue District, ramo del Comune di Genova per lo sviluppo di idee, start-up e competenze innovative legate all’economia del mare.
L’idea verte sulla costruzione di un reef artificiale nel Golfo di Sturla, a Genova; una struttura subacquea in grado di cambiare il fondale marino e l’interazione delle onde con lo stesso.
«In questo modo le onde inizialmente si innalzano, garantendo uno spot perfetto per il surf, e si dissipano vicino alla costa, proteggendola così dai marosi più violenti che negli ultimi tempi in questa zona stanno aumentando di intensità» – mi racconta Nicolò di Tullio, primo Young Leader italiano del Comitato Olimpico Internazionale e tra gli ideatori del progetto.
«Il team è composto anche da Luca Puce, allenatore di un paraolimpionico che ha vinto la medaglia d’oro a Rio nel 2016, Massimiliano Omero, ingegnere elettronico, e Filippo Perata, ingegnere specializzato nella progettazione di reef artificiali per la pratica sportiva».
Si tratta di un progetto sportivo, ambientale ma anche sociale. In che senso?
«La costruzione del reef permetterà, in caso di mare mosso, la formazione di onde sfruttabili per il surf. In presenza di mare calmo quest’area diventerà ideale per altri sport come canottaggio, sub, kayak, grazie alla creazione di un’area delimitata da boe ‘intelligenti’, in grado di monitorare gli allenamenti e le competizioni sportive, ma anche i parametri dell’ambiente marino. Il reef contribuirà anche al ripopolamento della fauna marina del Golfo di Sturla, attualmente privo di vita: la tridimensionalità del fondale garantita dal reef stimolerebbe la flora e la fauna acquatica a formarsi e ripopolare l’area. GOA sarà anche socialità, vogliamo integrarci nel tessuto sociale di uno dei quartieri costieri di Genova che negli ultimi anni ha perso il suo legame con il mare. Se non c’è coinvolgimento anche della comunità non può esserci sostenibilità e lunga durata di un progetto. GOA infatti rappresenta innovazione, non solo di prodotto ma anche di processo».
Cosa intendi per innovazione di prodotto e di processo?
«L’innovazione di prodotto si raggiunge quando si crea qualcosa di innovativo dal punto di vista fisico e materiale. L’innovazione di processo risiede invece nel concetto di GOA come Agorà, ovvero Piazza, ma in mare. La comunità di mare a Genova è molto forte ma è costituita da piccoli gruppi isolati che non interagiscono tra di loro. Noi, invece, intendiamo creare una grande piazza che si divida tra terra e acqua. Il mare deve essere così concepito come un posto della città, non fuori la città. Inoltre, GOA spinge molto sulla riqualificazione del quartiere Sturla, un luogo ora privo di un’identità precisa. Con questo progetto intendiamo portare qualcosa di nuovo anche alla comunità senza stravolgerne la morfologia territoriale: migliorare il quartiere facendo leva sugli elementi già presenti».
Il progetto GOA creerebbe un collegamento anche con il mondo accademico…
«All’Università di Genova è stato creato un polo denominato ‘Centro del mare’, una struttura che unisce diverse facoltà come economia, scienze ambientali, scienze motorie e ingegneria e si occupa di studiare e formare tutte quelle professionalità legate al mare. Con GOA abbiamo anche intenzione di dare a questo centro un punto di riferimento e di incontro, proprio nel quartiere Sturla, data la sua vicinanza al mare».
Perché far nascere e crescere GOA proprio a Genova?
«La Liguria in generale ha un problema dal punto di vista territoriale: è una regione lunghissima e le sue città e i suoi paesi sono separati gli uni dagli altri perché confinano solo sui lati est ed ovest con terre abitate, mentre a nord e a sud con i monti e il mare. Questo porta a una dispersione della comunità e alla creazione di situazioni di monopolio che impediscono la giusta competitività volta al miglioramento e all’innovazione. Questa caratteristica è propria anche di Genova; questa città è formata da tanti piccoli quartieri che vivono come nuclei e centri a parte senza legame tra loro. In alcuni casi questa struttura può risultare vantaggiosa, dall’altra parte però impedisce la formazione di un tessuto sociale omogeneo che invece crediamo con GOA di poter andare a creare. A nome del team, vorrei fare un ringraziamento speciale alla struttura del Blue District del Comune di Genova, al sindaco di Genova che ha risposto con entusiasmo alla nostra richiesta di poter sviluppare un progetto così ambizioso, e a tutti i collaboratori, in particolare a Manuela Arata, Marina Sannipola e Claudio Oliva».